Come difendersi da un accertamento fiscale

Un accertamento fiscale è un atto formale con cui l’Agenzia delle Entrate contesta al contribuente una presunta irregolarità, chiedendo il pagamento di ulteriori imposte, oltre a sanzioni e interessi. In pratica, dopo aver effettuato controlli sulle dichiarazioni dei redditi o su altri adempimenti, il Fisco comunica ufficialmente che ritiene dovute somme aggiuntive rispetto a quanto il contribuente ha versato.

Ricevere un avviso di accertamento può generare comprensibile preoccupazione, ma è importante chiarire che non equivale a un pagamento immediato e definitivo: l’atto espone le conclusioni dell’Amministrazione finanziaria, lasciando ancora aperta al contribuente la possibilità di reagire o fornire chiarimenti. In altre parole, l’accertamento segna l’inizio di una fase nella quale il contribuente può far valere le proprie ragioni prima che le somme contestate diventino effettivamente esigibili.

I diritti del contribuente in caso di accertamento

Di fronte a un accertamento fiscale, il contribuente non è privo di tutele. Lo Statuto dei diritti del contribuente (Legge 212/2000) garantisce alcune salvaguardie fondamentali. Ad esempio, se l’accertamento è preceduto da una verifica fiscale (un’ispezione o un controllo in azienda), l’Agenzia deve attendere almeno 60 giorni dalla conclusione della verifica prima di emettere l’avviso definitivo, per consentire al contribuente di presentare eventuali osservazioni o documenti a propria difesa. Inoltre, ogni avviso di accertamento deve essere motivato in modo chiaro e dettagliato: il contribuente ha diritto a conoscere i presupposti dell’imposta richiesta e le ragioni della pretesa fiscale.

In mancanza di una motivazione adeguata, l’atto può essere considerato nullo. Il contribuente ha anche il diritto di accedere agli atti dell’istruttoria (per vedere le prove e i calcoli alla base dell’accertamento) e di farsi assistere da un professionista di fiducia (come un avvocato tributarista) in tutte le fasi del procedimento. Questi diritti assicurano un contraddittorio equo, ossia la possibilità di difendersi efficacemente dalle contestazioni del Fisco.

Opzioni per difendersi: ricorso e adesione agevolata

Il contribuente dispone di diverse opzioni per difendersi da un accertamento e far valere le proprie ragioni:

  • Presentare ricorso: la strada principale è l’impugnazione dell’atto davanti alla Corte di Giustizia Tributaria (ex Commissione Tributaria). Il ricorso va notificato entro 60 giorni dalla data di notifica dell’avviso di accertamento. Attraverso il ricorso si chiede l’annullamento (totale o parziale) dell’atto, presentando memorie difensive, documenti e ogni elemento utile a dimostrare che l’accertamento è infondato. È un procedimento legale vero e proprio, in cui il contribuente può farsi rappresentare da un professionista. Se il ricorso viene accolto, l’atto viene annullato o rettificato; se viene respinto, l’accertamento diventa definitivo.

  • Accertamento con adesione: in alternativa al ricorso immediato, la legge offre strumenti deflativi del contenzioso, ossia soluzioni che evitano la causa trovando un accordo col Fisco. L’accertamento con adesione è uno di questi: consente di negoziare direttamente con l’Agenzia delle Entrate una chiusura “bonaria” della contestazione. Il contribuente, entro i termini per il ricorso, può presentare un’istanza di adesione e avviare un contraddittorio con l’ufficio accertatore. In questa sede ha diritto di visionare gli atti, fornire giustificazioni e discutere le pretese fiscali. Se si raggiunge un accordo, viene redatto un atto di adesione che definisce la questione. I vantaggi sono significativi: le sanzioni vengono di norma ridotte a un terzo di quanto sarebbero in caso di contenzioso, non si applicano ulteriori interessi di mora dal momento della notifica e si può ottenere una rateizzazione dell’importo concordato. In più, si evita un lungo e costoso processo. L’accertamento con adesione è quindi indicato quando il contribuente riconosce in parte il rilievo fiscale e vuole limitare i danni, oppure quando ritiene difficile ottenere un annullamento totale ma desidera ottenere sanzioni più basse.

  • Autotutela: qualora l’accertamento presenti errori evidenti (ad esempio scambi di persona, calcoli palesemente sbagliati, doppi addebiti, ecc.), è possibile inoltrare una istanza di autotutela all’ufficio che ha emesso l’atto. Si tratta di una richiesta di riesame in cui si chiede alla stessa Agenzia delle Entrate di correggere o annullare spontaneamente l’accertamento errato. L’autotutela non sospende i termini di ricorso, ma in alcuni casi l’Amministrazione può riconoscere l’errore e annullare l’atto senza bisogno di andare in giudizio. Vale la pena tentarla quando si hanno prove chiare di un errore, poiché è una soluzione rapida e gratuita (anche se non vincola l’ufficio a rispondere positivamente).

Oltre a queste opzioni, ricordiamo che esistono anche altri strumenti come la mediazione tributaria (obbligatoria per accertamenti fino a €50.000) e la conciliazione giudiziale, che possono aiutare a risolvere le controversie fiscali in maniera semplificata. L’importante è non rimanere inerti: il ventaglio di strumenti a disposizione permette, in molti casi, di ridurre l’impatto economico di un accertamento o addirittura di annullarlo, se le pretese del Fisco risultano infondate.

L’importanza di agire entro 60 giorni

Una volta ricevuto un avviso di accertamento, è fondamentale agire entro 60 giorni, termine entro cui è possibile presentare ricorso o aderire a una soluzione agevolata. Trascorso questo periodo senza intervenire, l’atto diventa definitivo e l’Agenzia delle Entrate può avviare la riscossione forzata (come pignoramenti o cartelle esattoriali). Agire tempestivamente permette di evitare gravi conseguenze e di scegliere la strategia più adatta per difendersi.

Rivolgersi a un esperto è fortemente consigliato fin da subito, soprattutto se l’importo contestato è elevato o la situazione è complessa. Professionisti come gli avvocati tributaristi di cui dispone Rexpira possono analizzare l’avviso ricevuto, verificare la correttezza dei calcoli, individuare eventuali errori e consigliare la strategia difensiva più efficace. Inoltre, può rappresentare il contribuente nei rapporti con l’Agenzia delle Entrate e durante l’eventuale contenzioso, aiutando a evitare errori procedurali e cogliere le migliori opportunità di risoluzione.

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